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Palazzo Acquaviva

Palazzo Acquaviva
Palazzo Acquaviva

Il palazzo fu fatto costruire dal conte Gian Girolamo II Acquaviva d'Aragona, detto il Guercio di Puglia, come ostello per la villeggiatura e per la caccia.

Su di un'epigrafe, che ne testimonia la committenza leggiamo: IOANNIS HIERO / NYMI AQUAVIVA B / ARAGONIA VIII /CONVERSANI COMITIS / IUSSU 1635.

La posizione prescelta per la residenza consentiva una perfetta visione della ricca vegetazione circostante e un facile e costante controllo della zona Monti.

Dopo la liberazione, alcuni discendenti degli Acquaviva risiedettero stabilmente in questa dimora, partecipando alla vita pubblica e politica.

In una minuziosa descrizione del palazzo, risalente al 1822, si enumerano numerosi sottani, adibiti a molini, stalle, forno, pagliaio e botteghe. Nella parte superiore dell'edificio, riservata agli Acquaviva, il documento citato registra tredici locali, tra loro comunicanti e attigui alla cappella di famiglia, dedicata ai SS. Medici. In tale oratorio il Conte nel 1636 fece collocare un dipinto, oggi scomparso, raffigurante la Vergine di Loreto e lateralmente i SS. Medici Cosma e Damiano.

Il culto per i due Santi fu molto probabilmente portato dalla contessa Isabella Filomarino, moglie di Gian Girolamo Acquaviva, e da questa curato fino al 1665, anno della morte del marito2.

Ai vani del piano nobile si accedeva tramite una scala, coperta da una loggia, che guardava la piazza. Qui si affacciava il portone principale del palazzo, scomparso per alcuni interventi risalenti alla prima metà del ventesimo secolo.

Nel 1878 si commissionò un progetto di ristrutturazione dell'intero edificio al noto architetto napoletano Giovanni Castelli (1825-1902) che, in quegli anni, seguiva il cantiere dell'attuale Ateneo barese. Il progetto prevedeva un ampliamento generale della struttura e l'edificazione di nuovi volumi edilizi su Piazza Gian Girolamo e Piazza del Popolo.

Le grandi stalle, ancora esistenti, avrebbero dovuto fiancheggiare un giardino, chiuso da un'imponente cancellata d'ingresso su largo Martellotta. In realtà, si realizzarono solo in parte alcune delle modifiche previste dall'architetto Castelli.

Il tre gennaio 1884 fu presentato un Progetto di Riattamento, relativo alla parte iniziata e non completata nel precedente intervento, dall'ingegnere putignanese Gaetano Ventrella che, precedentemente, aveva inviato alla contessa, la calabrese Rosa Labonia, alcuni progetti da lui eseguiti: la Palazzina Galluzzi, la Palazzina Andresini e il Villino pel Marchese Romanazzi.

Morto il Conte, nel 1891 la Contessa commissionò all'ingegnere Vincenzo Ripoli di Rossano Calabro, un nuovo progetto, anche questo mai realizzato.
Da questi nuovi disegni emerge, ancora una volta, l'esigenza di inglobare buona parte della struttura esistente, di abbatterne un'altra e di edificare integralmente tutta l'area prospiciente la piazza principale. La nobildonna, intanto, si era fatta inviare stampe riproducenti Nouvelles maison de campagne di Paris et ses environs e tre disegni da progettisti napoletani. Il primo, redatto dallo Studio ed Officine elettrotecniche degli ingegneri Contaldi, riprende modelli edilizi francesi. Lo stesso tipo di riferimento è adottato per la prima proposta di Francesco Travaglini che, invece, per la seconda rimanda a forme neogotiche.

Alla morte della contessa Rosa Labonia, avvenuta nel 1915, i suoi beni passarono alla nipote marchesa Gabriella Labonia dei baroni di Bocchigliero, sposata Avati.

La casina fu ulteriormente modificata durante la prima metà del XX secolo. I locali prospicienti Piazza del Popolo, originariamente scuderie, furono ristrutturati per volontà del sindaco Pietro Campione.
La casina, non più nella sua forma originaria, attualmente è proprietà della famiglia Carignani di Novoli.