


ALBEROBELLO,"LA CITTA´ DEI TRULLI", è stata affrancata dal dominio feudale nel 1797.La storia è raccontata in molti modi e sempre con riferimenti leggendari.
La nascita del feudo, risale al periodo delle guerre svoltesi nel Regno di Napoli, sin dal lontano 1400, mentre le prime notizie documentate sulla Selva, risalgono al 1359.
Il Re di Napoli, Ferrante, fu lieto di donare ( forse per le vittorie riportate nelle crociate), ad Andrea Matteo, figlio di Giulio dei Conti Acquaviva di Conversano, un feudo consistente in un terreno disabitato ed incolto.
Andrea lo denominò: " SYLVA AUT NEMUS ARBORIS BELLI ", comunemente chiamato SELVA.(1481)
Ma il feudatario che ha il merito della nascita del villaggio di Alberobello è Gian Girolamo II dei conti Acquaviva d´Aragona di Conversano. La legganda ci tramanda che, venuto in possesso del feudo, per mezzo di bandi, il Conte richiamò dei contadini dai territori vicini promettendo loro vari privilegi, affinché disboscassero e rendessero coltivabili quelle terre.
Tale iniziativa, fu adottata contro il divieto del re di Spagna, espresso nella legge :" PRAMMATICA DE BARONIBUS", che prevedeva che, alla costituzione di un centro urbano, il feudatario dovesse corrispondere un tributo alla Corte.
Il conte, per evitare tali oneri, dette facoltà ai contadini di costruire dei ricoveri utilizzando il materiale calcareo che offriva il territorio, senza adoperare cemento.avrebbero potuto, cioè, costruire delle "casedde " a secco, in maniera tale che, verificandosi un´improvvisa ispezione da parte dei missi dominici del re di Spagna, le casedde potessero facilmente essere demolite e ricostruite dopo il sopralluogo.
Si ha notizia di una prima demolizione nel 1644.
I primi trulli, furono più che altro cumuli di lastre denominate " specchie" che l´entusiasmo e il genio dei contadini trasformò nelle caratteristiche abitazioni che oggi sono Patrimonio dell'Umanità.
Dal 1626 il villaggio, fu governato dal conte Gian Girolamo II Acquaviva detto " Il Guercio di Puglia", a causa di un difetto visivo.
Fu costui, feudatario cattivo, vendicativo e molto temuto dai contadini, pur essendo persona osservante e religiosa.
Bisogna però dargli il merito di aver migliorato la vita dei suoi contadini, facendo costruire, nel 1635, una locanda, un forno, un mulino, una pizzicheria, una beccheria. Nella sua casina di villeggiatura, che tuttora domina la piccola valle ( "Largo della Foggia"), fece costruire una piccola cappella- oratorio dove pose un quadro della Madonna di Loreto che aveva ai lati i SS. Medici Cosma e Damiano ( fratelli, medici e martiri cristiani, nati ad Egea in Arabia e decapitati il 27 settembre del 302 d.c. ) dei quali era molto devoto, tant'è che aveva chiamato Cosmo suo figlio che poi fu ucciso in duello dal Duca di Martina ,Petracone V. Ma, di contro, la crudeltà del conte si manifestò in vari modi: con la pretesa dello "ius primae noctis" e con la mania di colpire col fucile, dall´alto della sua casina, le brocche delle ragazze che attingevano l´acqua alla foggia, spesso ferendole, sbagliando bersaglio.
Morì nel 1665 di peste durante un viaggio in Spagna, mentre si recava dal re per dar conto delle suo cattivo governo.
A lui successe Giulio Antonio che ebbe molti meriti e nomine dal re.
Intanto nella Selva la popolazione era cresciuta e il quadro dei SS. Medici era stato spostato dalla cappella del palazzo Acquaviva, che si piò ammirare ancor oggi, in un trullo diametralmente opposto alla residenza del feudatario.
Intanto i 3500 Selvesi erano molto stanchi del dominio feudale e dei vari conti succedutisi. Siamo nell'anno 1797.
Alcuni alberobellesi : don Francesco Sgobba, don Nicola Tinella, don Francesco Martellotta, don Vito Fasano, il dott. Giacomo Pezzolla, il dott. Martino Lippolis e il maestro d´arte Ottavio Ciaccia, approfittando della venuta a Taranto del re Ferdinando IV di Borbone, in quello stesso anno, si recarono da lui per chiedere la liberazione della Selva dal dominio feudale.
Il re commosso dal coraggio dei 7 delegati, promise loro che avrebbe provveduto in tal senso con l´emanazione di un editto che giunse subito dopo : era il 27 maggio 1797.
Per festeggiare l´avvenimento, di fronte al palazzo dei Conti Acquaviva, fu posta la pietra della prima casa eretta con calce e malta, denominata "Casa d´Amore", dal nome del proprietario, e sulla porta rimane è incisa la frase : " Ex autoritate regia, hoc primum erectum A.D. 1797".
I selvesi( vecchia denominazione degli alberobellesi) contenti per il riconoscimento, pensarono di intitolare il villaggio al re chiamandolo Ferrandina, ma poi scelsero il nome originario " Arboris belli" - Alberobello.
La prima approvazione dello stemma comunale risale al decreto del Capo del Governo datato 26 marzo 1935 al quale fece seguito il decreto del 24 novembre 1952 con il quale si approvava che lo Stemma era " D'azzurro, alla quercia sormontata da due candide colombe in volo, in atteggiamento da posarvisi, nodrita su terrazza, sinistrata da un leone rampante, addestrato da un guerriero medioevale. armato, nell'atto di colpire con la lancia la bocca del leone, il tutto al naturale. Ornamenti esteriori da Comune".
La nascita del feudo, risale al periodo delle guerre svoltesi nel Regno di Napoli, sin dal lontano 1400, mentre le prime notizie documentate sulla Selva, risalgono al 1359.
Il Re di Napoli, Ferrante, fu lieto di donare ( forse per le vittorie riportate nelle crociate), ad Andrea Matteo, figlio di Giulio dei Conti Acquaviva di Conversano, un feudo consistente in un terreno disabitato ed incolto.
Andrea lo denominò: " SYLVA AUT NEMUS ARBORIS BELLI ", comunemente chiamato SELVA.(1481)
Ma il feudatario che ha il merito della nascita del villaggio di Alberobello è Gian Girolamo II dei conti Acquaviva d´Aragona di Conversano. La legganda ci tramanda che, venuto in possesso del feudo, per mezzo di bandi, il Conte richiamò dei contadini dai territori vicini promettendo loro vari privilegi, affinché disboscassero e rendessero coltivabili quelle terre.
Tale iniziativa, fu adottata contro il divieto del re di Spagna, espresso nella legge :" PRAMMATICA DE BARONIBUS", che prevedeva che, alla costituzione di un centro urbano, il feudatario dovesse corrispondere un tributo alla Corte.
Il conte, per evitare tali oneri, dette facoltà ai contadini di costruire dei ricoveri utilizzando il materiale calcareo che offriva il territorio, senza adoperare cemento.avrebbero potuto, cioè, costruire delle "casedde " a secco, in maniera tale che, verificandosi un´improvvisa ispezione da parte dei missi dominici del re di Spagna, le casedde potessero facilmente essere demolite e ricostruite dopo il sopralluogo.
Si ha notizia di una prima demolizione nel 1644.
I primi trulli, furono più che altro cumuli di lastre denominate " specchie" che l´entusiasmo e il genio dei contadini trasformò nelle caratteristiche abitazioni che oggi sono Patrimonio dell'Umanità.
Dal 1626 il villaggio, fu governato dal conte Gian Girolamo II Acquaviva detto " Il Guercio di Puglia", a causa di un difetto visivo.
Fu costui, feudatario cattivo, vendicativo e molto temuto dai contadini, pur essendo persona osservante e religiosa.
Bisogna però dargli il merito di aver migliorato la vita dei suoi contadini, facendo costruire, nel 1635, una locanda, un forno, un mulino, una pizzicheria, una beccheria. Nella sua casina di villeggiatura, che tuttora domina la piccola valle ( "Largo della Foggia"), fece costruire una piccola cappella- oratorio dove pose un quadro della Madonna di Loreto che aveva ai lati i SS. Medici Cosma e Damiano ( fratelli, medici e martiri cristiani, nati ad Egea in Arabia e decapitati il 27 settembre del 302 d.c. ) dei quali era molto devoto, tant'è che aveva chiamato Cosmo suo figlio che poi fu ucciso in duello dal Duca di Martina ,Petracone V. Ma, di contro, la crudeltà del conte si manifestò in vari modi: con la pretesa dello "ius primae noctis" e con la mania di colpire col fucile, dall´alto della sua casina, le brocche delle ragazze che attingevano l´acqua alla foggia, spesso ferendole, sbagliando bersaglio.
Morì nel 1665 di peste durante un viaggio in Spagna, mentre si recava dal re per dar conto delle suo cattivo governo.
A lui successe Giulio Antonio che ebbe molti meriti e nomine dal re.
Intanto nella Selva la popolazione era cresciuta e il quadro dei SS. Medici era stato spostato dalla cappella del palazzo Acquaviva, che si piò ammirare ancor oggi, in un trullo diametralmente opposto alla residenza del feudatario.
Intanto i 3500 Selvesi erano molto stanchi del dominio feudale e dei vari conti succedutisi. Siamo nell'anno 1797.
Alcuni alberobellesi : don Francesco Sgobba, don Nicola Tinella, don Francesco Martellotta, don Vito Fasano, il dott. Giacomo Pezzolla, il dott. Martino Lippolis e il maestro d´arte Ottavio Ciaccia, approfittando della venuta a Taranto del re Ferdinando IV di Borbone, in quello stesso anno, si recarono da lui per chiedere la liberazione della Selva dal dominio feudale.
Il re commosso dal coraggio dei 7 delegati, promise loro che avrebbe provveduto in tal senso con l´emanazione di un editto che giunse subito dopo : era il 27 maggio 1797.
Per festeggiare l´avvenimento, di fronte al palazzo dei Conti Acquaviva, fu posta la pietra della prima casa eretta con calce e malta, denominata "Casa d´Amore", dal nome del proprietario, e sulla porta rimane è incisa la frase : " Ex autoritate regia, hoc primum erectum A.D. 1797".
I selvesi( vecchia denominazione degli alberobellesi) contenti per il riconoscimento, pensarono di intitolare il villaggio al re chiamandolo Ferrandina, ma poi scelsero il nome originario " Arboris belli" - Alberobello.
La prima approvazione dello stemma comunale risale al decreto del Capo del Governo datato 26 marzo 1935 al quale fece seguito il decreto del 24 novembre 1952 con il quale si approvava che lo Stemma era " D'azzurro, alla quercia sormontata da due candide colombe in volo, in atteggiamento da posarvisi, nodrita su terrazza, sinistrata da un leone rampante, addestrato da un guerriero medioevale. armato, nell'atto di colpire con la lancia la bocca del leone, il tutto al naturale. Ornamenti esteriori da Comune".