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Casa Rossa

Casa Rossa
Esterno Casa Rossa 1
Casa Rossa è un grande stabile, in agro di Alberobello, sulla via per Mottola, all'incrocio delle tre province pugliesi : Bari, Brindisi e Taranto. Per tutta la prima metà del Novecento fu una Scuola Pratica dell'Agricoltura, secondo i voleri del suo fondatore, don Francesco Gigante. Subito dopo la prima guerra mondiale ospitò i piccoli orfani di soldati caduti in battaglia, a cui offrì l'istruzione elementare. Alla vigilia della seconda guerra mondiale fu requisita dal Ministero dell'Interno e rimase per lunghi anni sottratta alla città, per esclusive esigenze di polizia.
Presso la Masseria Gigante, sua autentica denominazione, furono deportati tra il 1940 e il 1943, persone che avevano funzioni strategiche e con particolari funzioni politiche, nella maggior parte di origine ebraica, provenienti da ogni parte dell' Europa, destinate ad Auchwitz e agli altri campi di sterminio. Arrivarono in catene sudditi inglesi, tra cui indiani hindu, irlandesi e maltesi, ebrei tedeschi, polacchi, ex cecoslovacchi e apolidi, italiani politicamente pericolosi, ebrei italiani renitenti alla precettazione civile a scopo di lavoro, altri ebrei divenuti antifascisti per il Regime solo perché avevano contestato la legislazione persecutoria antiebraica italiana, ebrei croati in fuga dai campi di concentramento diretti dagli ustasa, ex jugoslavi dei territori annessi all'Italia sottoposti a violente misure di italianizzazione forzata, compreso l'incendio di villaggi e la fucilazione dei nuclei familiari a cui appartenevano i partigiani serbi e sloveni di Tito. Alcuni, ebrei e non, all'atto dell'Armistizio furono trasferiti nel Lazio e deportati grazie alla zelante collaborazione della polizia fascista con gli occupanti tedeschi. Tra il 1944 e il 1946, quando la nostra regione tentava una difficile e caotica transizione verso la democrazia, lasciando però irrisolti i conti lasciati aperti dalla dittatura fascista, con la complicazione di una liberazione alleata tutt'altro che amichevole con le nostre popolazioni civili, furono reclusi ex fascisti confinati politici, altri uomini imputati per gravi fatti di sangue conseguenti a tragici episodi di epurazione dal basso, scatenati da folle inferocite per la mancata epurazione istituzionale, ex militi della Decima Mas.
Esterno Casa Rossa 2
Tra il 1947 e il 1949, in pieno clima di guerra fredda, non meno dura di quella calda ma molto più lunga, arrivarono prima numerose donne straniere di tutta Europa ex-collaborazioniste o prostitute o sbandate al seguito degli Alleati o senza documenti: con loro erano internati tanti bambini, anch'essi rifiutati da tutte le società civili. Fu, poi, la volta di interi gruppi familiari di displaced persons di tutta Europa, e non solo: tra di loro soprattutto tedeschi ma anche albanesi musulmani, austriaci già cittadini italiani altoatesini che avevano optato con Hitler per la nuova cittadinanza e che ora erano detestati sia dai connazionali che dai nostri, jugoslavi non titini in fuga dal proprio paese, donne dei Sudeti tedescofoni sottoposte a brutali sevizie dai sovietici, perché già privilegiate dai nazisti, russi ortodossi non bolscevichi e cittadini di stati baltici, inseguiti da emissari dell'Armata Rossa, disertori di vari eserciti, ebrei stranieri cacciati dai campi alleati di raccolta per violazione di leggi italiane, ebrei polacchi indesiderati in patria che speravano di emigrare in Palestina. A questa terza stagione al Campo, visitato dai cronisti di tutta Italia, fu ispirata una nota pellicola, Donne senza nome. Le indesiderabili, del regista ungherese Geza van Radvanij. Il campo è stato, di volta in volta, di internamento, concentramento, transito, confino, prigionia, per profughi. Non è corretta in sede storica la definizione di Casa Rossa come campo di accoglienza, diffusa in Puglia negli ultimi anni, forse per accreditare di nuovo, questa volta in salsa pugliese, il mito duro a morire degli italiani brava gente, che non ci ha ancora consentito di fare pienamente i conti con la nostra storia oscura degli anni della guerra e del dopoguerra. Il 5 dicembre 2007 la Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Puglia ha dichiarato Casa Rossa bene di interesse storico-artistico, sottoposto alle tutele del decreto legislativo 22 gennaio 2004 n.42. Questa data ha segnato uno spartiacque: è finita l'epoca delle iniziative estemporanee e della memoria liturgica ed è iniziata quella dei progetti sul futuro del sito. Casa Rossa non è un unicum dell'internamento di ebrei in Puglia, né della permanenza di displaced persons nel lungo dopoguerra: è però un caso isolato in Italia e tra i pochi nel mondo di struttura di deportazione di lunga durata: dieci anni. Qui furono scaricati su popolazioni civili, e in particolare su donne, bambini, oppositori politici, professionisti e intellettuali, i costi della guerra e del dopoguerra e quelli della riscrittura della carta geopolitica dell'Europa, in termini di mobilitazione, sradicamento di popolazioni, privazione di ogni diritto e dignità, oltre che degli elementari beni della vita quotidiana. In alcune case di Alberobello è disseminato un museo di opere d'arte lasciate da ex internati artisti, in cambio di cibo per combattere la fame o di indumenti per sopportare il freddo.
Interno Casa Rossa
L'opera d'arte più importante di quell'epoca è rappresentata dagli affreschi della cappella di Casa Rossa. La varietà di nazionalità, di culture e di religioni degli uomini e delle donne reclusi per così tanti anni a Casa Rossa, a causa delle oppressioni totalitarie ma anche dell'intolleranza per ogni diversità, fa' sì che essa possa essere proposta non solo come Museo-Memoriale della Shoah nel Mezzogiorno, anche a fronte della scomparsa o trasformazione di simili luoghi della memoria nel Sud, a prevalente connotazione didattica, ma anche come Centro della Pace e del Dialogo Interculturale tra l'Europa e il Mediterraneo, contro tutte le deportazioni, le discriminazioni e tutte le guerre. Non è un caso che questo luogo di incontro di civiltà e di culture si trovi nella meravigliosa città di Alberobello, patrimonio Unesco dell'Umanità.

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