Total: 740 results found.
Page 4 of 37
Il gemellaggio con la città di Aghii Anarghiri, con il contributo dell'AICCRE, del KEDKE del CCRE, ha mosso i primi passi dagli anni "90. Ma solo nel 1995 si iniziò il cammino di intese e colloqui che condusse alla firma del protocollo d'intesa.
L'importanza del gemellaggio sorse dalle evidenti affinità culturali e religiose tra i due Comuni, ma anche dal territorio, dal clima, dalle coltivazioni medditerranee.
Il protocollo d'intesa- Giuramento di Fraternità fu firmato il 26 maggio 1997 tra i sindaci : Angelo Panarese - Alberobello e Nikos Tampakidis -Aghii Anarghiri, nel corso della seduta straordinaria del Consiglio Comunale, convocato per il bicentenario (1797/1997) dell'affrancamento della città di Alberobello dal dominio feudale.
L'atto così recita :
" Noi Sindaci liberamente eletti dal suffragio dei nostri cittadini, certi di rispondere alle profonde aspirazioni e ai bisogni reali delle popolazioni con le quali abbiamo rapporto quotidiano e delle quali abbiamo la responsabilità di reggere interessi più diretti;
sapendo che la civiltà occidentale ebbe la sua culla nei nostri antichi Comuni e che lo spirito di libertà fu per la prima volta segnato nelle garanzie che essi seppero conquistare al prezzo di lunghi sforzi;
considerando che l'opera della storia deve proseguire in un mondo più vasto, ma che questo mondo non sarà veramente umano se non nella misura in cui gli uomini vivranno in libere città,
in questo giorno prendiamo solenne impegno:
Sede : Piazza del Popolo 32 - Piano terra
Tel. : 080 / 4036218 - 080 / 4036217
e-mail : This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.
Orari
GIORNI | ORE |
Lunedì - Martedì - Mercoledì - Giovedì - Venerdì | dalle ore 9.00 alle ore 13.00 |
Martedì - Giovedì | dalle 15.30 alle 17.30 |
L'anagrafe è la raccolta sistematica dell'insieme delle posizioni relative alle singole persone, alle famiglie ed alle convivenze che hanno fissato nel Comune la residenza, cioè la propria dimora abituale nonché delle posizioni relative alle persone senza fissa dimora che hanno stabilito nel Comune il proprio domicilio.
L'ufficio anagrafe rilascia a chiunque ne faccia richiesta, fatte salve le limitazioni di legge, i certificati concernenti la residenza e lo stato di famiglia e può attestare o certificare ogni altra posizione desumibile dagli atti anagrafici qualora non vi ostino gravi o particolari esigenze di pubblico interesse, ad eccezione delle notizie concernenti la professione, arte o mestiere, la condizione non professionale, il titolo di studio.
Presso l'ufficio Anagrafe del Comune è possibile, quindi, richiedere i seguenti certificati, in carta semplice o in bollo, a seconda dell'uso a cui sono destinati:-
Altri servizi svolti dall'Anagrafe sono:
MODULO | SCARICA |
Dichiarazione Tari Utenze Domestiche | ![]() |
Dichiarazione Tari Utenze non Domestiche | ![]() |
Modello Richiesta Tari Riduzione per Compostaggio | ![]() |
Modello Rimborso Tari | ![]() |
Il servizio di economato provvede al pagamento, in contanti, delle piccole spese correnti del Comune (es. acquisto di materiale di cancelleria, spese postali, abbonamenti, ecc.) ed alla riscossione di somme di piccola entità (es. diritti per rilascio atti o documenti).
È' possibile effettuare i pagamenti tramite il servizio POS.
Il Settore si occupa di:
IL PROGETTO DI RESTAURO
Il progetto di restauro redatto dall'arch. Michele SGOBBA e dall'Ing. Damiano TINELLI comprendeva tutte le opere di consolidamento statico sia degli elementi orizzontali che di quelli verticali, con particolare riferimento alle coperture, che sono state tutte integralmente rifatte, senza operare lo smantellamento totale, bensì applicando la tecnica dello scuci-cuci.
Nello stato di fatto del progetto, l'immobile risultava formato da più unità edilizie al piano terra ed una al 1° piano.
Nel momento in cui fu effettuata la consegna dei lavori l'immobile era in uno stato di totale abbandono e presentava gravi problemi di stabilità, in particolar modo nella zona prospicente via Lamarmora.
Trovandosi l'immobile nella zona di cerniera tra la zona monumentale di Aia piccola ed il centro storico ambientale, era inevitabile che il progetto di restauro dovesse proporre un intervento di recupero rigido che partiva dal rilievo puntuale e filologico di tutto il manufatto edilizio, fino ad arrivare alla proposta progettuale delle tipologie degli infissi, che, come si vedrà in seguito sono stati riportati, progettati e realizzati con la stessa tecnologia originaria, utilizzando antiche ferramenta.
L'immobile, al momento della redazione del progetto di restauro presentava un frazionamento dell'organismo edilizio in diverse unità immobiliari, ma non presentava corpi aggiunti, pertanto conservava inalterati i caratteri originari. L'unica manomissione evidente era rappresentata dalla presenza di una scala esterna di accesso al 1° piano, realizzata in c.a. e causa della trasformazione di una finestra del 1° piano, in porta , detta modifica avvenne intorno al 1935.
Il progetto proponeva il collegamento di tutti i vani, creando delle apertura a forza, che mettessero in comunicazione tutti i vani del manufatto edilizio.
![]() |
![]() |
LA METODOLOGIA DEL RESTAURO UTILIZZATA
La prima operazione effettuata è stata quella dei saggi, procedendo con gli svellimenti e gli spicconamenti previsti nel progetto originario.
Dopo questa fase furono messe a confronto le proposte di progetto e lo stato di fatto ottenuto. Da detto confronto scaturì che lo stato di fatto permetteva una realizzazione del progetto più completa e meno traumatica per il manufatto edilizio, in quanto permetteva la comunicazione di tutti gli ambienti senza realizzare aperture a forza, bensì eliminando i tamponamenti originari, che erano serviti per frazionare nel tempo la proprietà.
I capisaldi della metodologia del restauro utilizzata sono stati:
Conservare l'aspetto originario dell'organismo, ristrutturando quanto più possibile l'impianto esistente. Nel tempo, l'immobile subì dei frazionamenti, infatti allo stato del rilievo critico si contavano più unità immobiliari realizzate tamponando e creando ex-novo alcune bucature dalle quali erano state ricavate più unità, un deposito su via Lamarmora, uno studio dentistico con abitazione su piazza XXVII Maggio, una macelleria ed infine la zona 1° piano che in tempi non precisabili era diventata una unità immobiliare indipendente con la creazione della scala esterna (forse nel 1935).
Non furono effettuati subito tutti gli svellimenti e gli spicconamenti in quanto si procedette per gradi cercando di recuperare quanto più possibile gli elementi originari.
I soppalchi in legno non furono sostituiti, bensì fu eliminato lo strato di calce che li ricopriva e restaurati. Alcuni intonaci furono conservati e di quelli eliminati fu analizzata la loro composizione.
![]() |
![]() |
IL CONSOLIDAMENTO DELLE MURATURE PERIMETRALI
Tenendo presente che il " risanamento " è la condizione essenziale per la vivibilità di un manufatto antico e conseguentemente per il possibile riutilizzo dello stesso, si è posta molta attenzione ad effettuare un'analisi sia delle fondazioni che di tutto lo strato superficiale dell'immobile.
Furono rimossi i sottofondi terrosi sino al piano di rocce, che ha trovato una sua collocazione a profondità variabile fra i 45 cm ed i 60 cm dai piani originari di calpestio, come da saggi effettuati. Questa situazione si è riscontrata in maniera principale sul fronte degli immobili che insistono su via Lamarmora e piazza Mario Pagano.
Fu prevista la sostituzione di materiale terroso con inerti di argilla espansa, esteso a tutta la superficie interna, per la loro capacità di isolamento termico.
Le fondazioni di queste zone, sono state tutte consolidate e ricucite con conci di pietra, laddove esisteva discontinuità di fondazione. Particolare attenzione fu riservata alle murature perimetrali ed all'allontanamento della terra che gravava sulle murature di confine. Infatti la muratura della parte che insiste su via Lamarmora, presentava dei rigonfiamenti molto gravi che stavano compromettendo la stabilità di gran parte dell'organismo edilizio.
Fu effettuata la puntellatura interna del vano, che in questo caso è un vano camino, con delle murature in tufo, in maniera che le forze venissero distribuite su una superficie più ampia, invece che in svariati e discontinui punti.
L'operazione di consolidamento realizzata si può schematizzare distinguendo le seguenti fasi:
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
IL RIFACIMENTO DEL MANTO DI COPERTURA
Dopo le prime opere di consolidamento alle fondazioni e alle murature perimetrali, si è passati al rifacimento del manto di copertura; è stato effettuato il rifacimento integrale dei manti di copertura utilizzando la tecnica dello scuci-cuci a sezioni molto piccole, utilizzando quanto più possibile il materiale originario ( circa il 10%, contro il 40% previsto nel computo metrico originario del progetto ). In alcuni punti, dove la situazione si presentava più complessa e più disastrosa, per il rifacimento delle coperture sono state utilizzate le " dime "che è una tecnica più complessa, ma che permette comunque di riproporre la curvatura originaria del cono.
Il materiale che ha sostituito quello originario è stato in parte materiale proveniente da cave locali, dalle stesse caratteristiche di quello originario, lavorato a martello e non a serra, ed in parte materiale antico in possesso dell'impresa, che è stato rimesso in opera senza essere rilavorato, ma solo adattato e miscelato con il restante materiale.
La tecnica tradizionale dello scuci-cuci deve essere effettuata sezionando idealmente a spicchi il cono e ricucendo successivamente; nella prima fase la parte superiore del cono deve rimanere non scucita, in quanto deve servire da guida, solo dopo aver realizzato la manutenzione della fascia di base, si può passare alla parte terminale.
Il fronte delle chiancarelle non deve essere sgusciato bensì deve essere a spacco, lavorato a martello e non a serra. La parte superiore e inferiore della chiancarella deve essere leggermente spianata con mezzi manuali e non meccanici, in quanto le chiancarelle fra loro non devono aderire perfettamente ma devono permettere l'areazione di tutto il sistema interno.
La manutenzione delle coperture è l'operazione più delicata e più importante, in quanto è la parte del manufatto architettonico che lo caratterizza.
Questo tipo di tecnica di lavorazione, lo scuci-cuci, permette di conservare l'andamento originario ed imperfetto delle generatrici del cono ( trullo )
![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
La Convenzione relativa alla tutela del patrimonio culturale e naturale mondiale sancisce i requisiti perché un sito possa essere iscritto alla Lista del Patrimonio Mondiale - World Heritage List (WHL); nella Lista vengono iscritti i beni che hanno valore universale eccezionale da un punto di vista storico, artistico o scientifico. Le procedure per l'iscrizione nella Lista e per la selezione dei beni e i requisiti ai quali essi devono rispondere per l'iscrizione sono indicate negli "Orientamenti applicativi" che accompagnano la Convenzione.
La Convenzione prende in considerazione gli aspetti sia culturali sia naturali del patrimonio e sottolinea così le interazioni tra gli esseri umani e la natura e la fondamentale importanza di mantenere un equilibrio tra l'uomo e l'ambiente, secondo un approccio alle tematiche ambientali che vede l'uomo come parte di questo sistema, non fuori o al di sopra di esso.
Sottoscrivendo la Convenzione, ogni Paese si impegna a conservare non solo i siti del Patrimonio Mondiale presenti sul proprio territorio, ma anche a proteggere il proprio patrimonio nazionale. La loro conservazione per le generazioni future diventa una responsabilità condivisa dall'intera comunità internazionale. Con gli strumenti a sua disposizione, la Convenzione vuole quindi evidenziare che la gestione dei beni culturali e degli ambienti naturali rientra fra le funzioni essenziali ed insostituibili dei singoli Stati ai quali appartengono e, inoltre, che tutti i popoli del mondo, per la comunanza dei valori di civiltà, devono cooperare per la loro conservazione.
La Convenzione, inoltre, descrive la funzione del Comitato per il Patrimonio Mondiale, come vengono eletti i suoi membri e i loro termini di ufficio e specifica gli enti professionali di consulenza ai quali rivolgersi per consigliarsi sui siti da includere nell'elenco. Illustra, infine, le modalità di utilizzazione e di gestione del Fondo per il Patrimonio Mondiale ed elenca le condizioni per ottenere l'assistenza finanziaria internazionale.
L'attenzione della Convenzione rispetto al patrimonio naturale e culturale si esprime anche nell'emblema del Patrimonio Mondiale; la forma circolare, come il mondo, è un simbolo di protezione che rappresenta la natura; al suo interno, un quadrato, forma creata dall'uomo: uomo e natura, dunque, come due entità intimamente legate.
Nel 1995 le indicazioni degli Orientamenti sono state riviste e aggiornate dal Centro del Patrimonio Mondiale, alla luce dell'evoluzione del concetto di patrimonio mondiale dal momento della sua istituzione, definendo i criteri relativi ai paesaggi culturali, intesi come opere congiunte della natura e dell'uomo.
Attualmente l'Italia è leader mondiale per quanto riguarda il numero di siti iscritti alla Lista del Patrimonio Mondiale, con ben 42 siti nazionali ed un sito transnazionale.
Il centro storico Monumentale di Alberobello è costituito da due Rioni: il Rione Aia Piccola ed il Rione Monti.
Due rioni dal tessuto edilizio omogeneo, costituito da unità a trulli accorpate in maniera seriale, anche se occasionale.
L'esistenza di queste realtà ha determinato l'iscrizione dei trulli di Alberobello nella lista del Patrimonio Mondiale dell'Umanità il 7 dicembre 1996 . La motivazione fornita dal Centro del Patrimonio Mondiale per giustificare l'iscrizione nella W.H.L. è stata: "i trulli di Alberobello rappresentano un sito di valore universale ed eccezionale in quanto sono l'esempio di una forma di costruzione ereditata dalla preistoria e sopravvissuta intatta, pur nell'uso continuativo, fino ai nostri giorni".
I trulli di Alberobello, oltre ad aver conservato la tipologia edilizia, che nel corso dei secoli si è mantenuta quasi ovunque intatta ed immune da contaminazioni e da interventi non conformi alle tecniche costruttive tradizionali, hanno conservato in parte anche la destinazione, quella abitativa, specialmente nel Rione Aia Piccola. Queste caratteristiche così forti contraddistinguono Alberobello da tutto il contesto territoriale, rendendola unica al mondo.
La tipologia architettonica del trullo è presente in maniera sparsa in tutta la Valle d'Itria, e raggiunge l'eccezionalità ad Alberobello, dove il tessuto edilizio del centro storico monumentale è interamente costituito da queste particolari unità edilizie. Alberobello, infatti, è l'unico esempio di città in cui esiste una presenza così massiccia di agglomerato urbano costituito da trulli. In tutto il bacino del Mediterraneo sono presenti muretti e sporadiche costruzioni in pietra a secco, ma non esistono centri urbani con un tessuto edilizio omogeneo formato da unità d'uso tutte in pietra a secco ed a copertura conica, tipica del trullo.
La prima attestazione del toponimo "Alberobello" si trova in un documento del 1272 che parla di una Sylva aut nemus "arboris belli" (Selva o bosco dell'albero della guerra), detto volgarmente "Arburella". Il nome mostra come, in effetti, non si trattasse di un abitato, ma di un bosco, destinato a diventare "difesa", ossia area chiusa di caccia ad uso dei conti d'Acquaviva d'Aragona.
Di costruzioni si fa menzione nel diploma di investitura con il quale, nel 1481, il re Ferrante d'Aragona assegnava ad Andrea Matteo Acquaviva i feudi della Contea di Conversano, fra cui la Sylva Arboris Belli "con taluni diruti casali", che però non è detto avessero già forma di trullo.
Lo storico nocese Pietro Gioia, invece, data la colonizzazione della Selva, a partire già dal XV secolo, per volontà dei loro possessori: i conti di Conversano Acquaviva d'Aragona, i quali vi conducono gente da Noci e da altri feudi vicini per coltivarla, lasciando sorgere grezzi casolari o caselle, ma senza attribuirne alcun titolo di proprietà. I caratteri specifici dell'abitato pastorale o silvestre in pietra a secco inducono il Gioia a definire con troppo anticipo la formazione di Alberobello; più corretta la datazione, invece, se si fa riferimento al primo abbozzo insediativo.
Alberobello come centro urbano nasce e cresce sulle pendici di una "lama" (ossia un avvallamento) senza mura difensive, priva di edifici rappresentativi, dimore nobiliari e conventi. Dai documenti del XVI secolo che descrivono il territorio, sembra che, a parte le specchie sparse nella radure e nei boschi e le poche masserie appartenenti agli enti ecclesiastici e ai conti, l'unico tipo di costruzioni ammesso nel territorio fosse la casella costruita "a crudo", che permetteva facilità e rapidità d'esecuzione, ma non garantiva il comfort abitativo della costruzione con malta. È quasi certo che la diffusione della tecnica della costruzione senza malta nelle aree demaniali extraurbane sia stata una conseguenza dell'abbondanza di materiale lapideo della zona.
La notevole distanza fra il potere centrale del Regno di Napoli e le aree periferiche come quella dove sorgeva Alberobello, danno origine al fenomeno della creazione di insediamenti senza licenza del viceré. Fondamentale, in questo contesto, risulta la Prammatica "De Baronibus XXIV" del XVI secolo, con la quale il governo tenta di arginare tale fenomeno, dovuto soprattutto all'immigrazione di Albanesi fuggiti al dominio dei Turchi, che lasciavano la terra natia e si trasferivano in altri luoghi attratti dai conti che, con franchigie e immunità, si procuravano manodopera da sfruttare a discapito degli altri abitanti, che subivano il danno delle migrazioni.
Così fino al XVIII secolo i trulli e l'abitato di Alberobello restano l'espressione di una comunità segregata e povera, autorappresentazione di una civiltà contadina in lotta per la sua stessa sopravvivenza e per un riscatto che, fortunatamente, non si sarebbe fatto attendere a lungo.
(Sintesi dagli atti dei Seminari di Studio del prof. Luca DE FELICE, gestore del Museo del Territorio di Alberobello)
L´esigenza di elaborare un Piano di Gestione per i siti iscritti nella WHL nasce da una richiesta ufficiale dell´UNESCO, secondo la quale il Piano dovrebbe definire e programmare gli di interventi da attuare per mantenere nel tempo l´integrità dei valori che hanno consentito l´iscrizione del sito nella Lista, in modo da preservarlo integro per le future generazioni.
Il Piano di Gestione è in fase di sviluppo da parte del Comune di Alberobello e di SiTI - Istituto Superiore sui Sistemi Territoriali per l´Innovazione (www.siti.polito.it).
La metodologia in fase di applicazione finalizzata alla redazione del Piano di Gestione per il sito UNESCO "Trulli di Alberobello" trova i suoi principi fondamentali nelle Linee Guida elaborate dalla Commissione Nazionale Siti UNESCO, che individuano gli obiettivi principali propri di un Piano di Gestione:
o mantenere nel tempo l´integrità dei valori che hanno consentito l´iscrizione alla World Heritage List dell´UNESCO;
o coniugare la tutela e la conservazione con lo sviluppo integrato delle risorse d´area dell´economica locale;
o rendere compatibile un processo locale condiviso da istituzioni, soggetti pubblici e privati;
o coordinare le logiche dei diversi portatori di interesse coinvolti (istituzionali e non), convogliandoli verso obiettivi strategici condivisi, definendo modalità e modelli di gestione.
"In sintesi, il Piano definisce un sistema di gestione che, partendo dai valori che hanno motivato, o motiveranno, l´iscrizione del sito alla Lista del Patrimonio mondiale dell´Umanità (WHL), effettua un´analisi integrata dello stato dei luoghi individuando le forze del cambiamento in atto, identifica poi gli obiettivi futuri raggiungibili attraverso le opzioni di intervento e le possibili strategie, ne valuta gli impatti probabili sul sistema locale, sceglie i piani di azione per conseguire i traguardi fissati, definisce le modalità di coordinamento e di attuazione e ne verifica il conseguimento tramite una serie di indicatori che attuano il monitoraggio sistematico dei risultati nel tempo." (Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Progetto di definizione di un modello per la realizzazione dei Piani di Gestione dei siti UNESCO). In Italia il riferimento normativo è rappresentato dalla Legge 20 febbraio 2006, n. 77, "Misure speciali di tutela e fruizione dei siti italiani di interesse culturale, paesaggistico e ambientale, inseriti nella "Lista del Patrimonio Mondiale", posti sotto la tutela dell´ UNESCO".
Il progetto è quindi articolato su quattro attività principali:
A. attività finalizzate alla conoscenza del sito e dei suoi elementi di peculiarità;
B. analisi delle potenzialità e delle criticità (SWOT Analysis);
C. attività di partecipazione e comunicazione;
D. redazione di piani di sviluppo e progetti di gestione per il sito UNESCO "Trulli di Alberobello".
L´insieme dei risultati di queste attività rappresenta la base per la redazione del Piano di Gestione del sito. Il Piano di Gestione vuole essere uno strumento comunicabile, un documento divulgativo snello e facilmente comprensibile per tutti, in particolar modo per la popolazione locale a cui, in ultima analisi, è destinato. Per tale motivo, a fianco degli approfondimenti tecnici e scientifici relativi alle analisi e alle ricerche, è stato prodotto un documento ad hoc che risponda appieno alle esigenze di comunicazione. Il Piano di Gestione per il Sito Unesco "Trulli di Alberobello"
I trulli sono stati oggetto di numerosi riconoscimenti.
Già nel 1910 il governo emanò un decreto per eleggere Monumento Nazionale il Rione Monti.
Nel 1930 fu elevato a Monumento nazionale anche il Rione Aia Piccola.
Grazie a tali disposizioni governative i monumenti sono stati tutelati e preservati.
Nel corso del secondo mandato dell' Amministrazione Panarese, dopo un lungo percorso preparatorio di atti e sopralluoghi di emiriti architetti incaricati dall'Unesco per valutare ed approvare la candidatura di Alberobello per l'inserimento nella world Heritage List, giunse il favorevole responso.
La Conferenza Intergovernativa, riunita a Merida in Messico, infatti, il 5 dicembre 1996, nell'ambito della 20^ Sessione del Comitato Mondiale UNESCO, dichiarò : "I trulli di Alberobello", riuniti in un agglomerato urbano, Patrimonio Mondiale dell'Umanità, decretando l'inserimento nella WORLD HERITAGE LIST, con le seguenti motivazioni: "eccezionale tipologia, continuità abitativa, sopravvivenza di una cultura costruttiva di origine preistorica ..."
Grande fu la soddisfazione dell'Amministrazione e dei cittadini.
L'avvenimento viene celebrato tutti gli anni, con iniziative e manifestazioni tese a promuovere sempre più la tutela e la valorizzazione dei monumenti anche e soprattutto fra gli Alberobellesi , perchè Alberobello non è la città dei trulli , Alberobello è i trulli.
Storia e Destino dei Trulli di Alberobello ( Prontuario del RESTAURO)
Di G. Radicchio, A. Ambrosi e R. Panella
Casa Editrice Nunzio Schena di Fasano.
Il Piano Regolatore Generale di Alberobello, la cui redazione risale alla fine degli anni settanta e l´approvazione negli anni "80 , aveva come obiettivo prioritario il recupero di tutti i trulli, ed in maniera particolare di tutto il centro storico sia Monumentale che Ambientale .
Contestualmente all´approvazione del P.R.G. la Regione Puglia approvò una legge , la n.72/79 che finanziava il recupero dei trulli del Centro Storico a condizione che il restauro fosse realizzato secondo i canoni più rigidi del restauro filologico.
Pertanto l´Amministrazione Comunale intraprese una serie di operazioni atte alla codificazione delle norme per il restauro dei trulli e fu conferito, in data 15.04.1980 con delibera di C.C. n.82, l´incarico all´arch. Giuseppe RADICCHIO, già redattore del precitato strumento generale, di redigere un Prontuario per il Restauro dei Trulli di Alberobello.
Nella fase della stesura definitiva, detto scritto, ha assunto il seguente titolo " Storia e Destino dei trulli di Alberobello, ( Prontuario del Restauro ).
La prima bozza fu consegnata in data ottobre 1981 e presentata a tutti gli organi preposti alla tutela, Soprintendenza ai Monumenti ed Ufficio Urbanistico Regionale, in data dicembre 1981 nella Sala Consigliare del Comune dove era stata allestita una Mostra fotografica sulle tecniche di restauro dei trulli di Alberobello contenute nella bozza del Prontuario.
Nell´anno successivo, in data aprile 1982, l´Amministrazione Comunale organizzò, a cura dell´Ufficio Tecnico, il 1° Seminario di Studi sulla prima bozza del Prontuario del Restauro dei Trulli .
Questo primo seminario aveva lo scopo di determinare un confronto tra organi preposti alla tutela, Soprintendenza ed Ufficio Urbanistico Regionale ed Ufficio Tecnico Comunale, cittadini e tecnici locali.
Nel 1985 avvenne l´approvazione della prima bozza, con il titolo di Prontuario del Restauro dei Trulli ed il professionista incaricato fu autorizzato dall´Amministrazione alla stesura definitiva ed alla successiva pubblicazione del testo.
Nella fase intermedia tra l´approvazione della prima bozza e la stesura definitiva, sono stati organizzati dei seminari di studi sulla pietra a secco, quello più importante ha prodotto degli atti dal titolo "1° Seminario internazionale sull´Architettura in Pietra a Secco", pubblicato dalla casa Editrice Schena di Fasano .
In data 7 dicembre 1996 Alberobello ottenne il riconoscimento UNESCO e contestualmente l´Ufficio preposto alla tutela continuò in maniera puntuale ad applicare più rigidamente le norme e le tecniche del restauro dei trulli riportati nel precitato prontuario;
In data 29.04.1997, la bozza definitiva del Prontuario del Restauro , che aveva assunto il titolo di Storia e Destino dei Trulli di Alberobello, ( Prontuario del Restauro ) fu portata in C.C. per l´adozione definitiva ( delibera di C.C. n.34 );
Successivamente, nello stesso anno il testo Storia e Destino dei Trulli di Alberobello fu pubblicato dalla casa Editrice di Nunzio Schena di Fasano.
In data 29.11.2008 il Consiglio Comunale con proprio atto deliberativo , il n.51, ha definitivamente approvato questo Regolamento Comunale, che è uno strumento molto valido per il recupero dei trulli sia di Alberobello che di tutto il territorio della Murgia dei Trulli.
Nacuq ad Alberobello il 21 giugno 1833. Suo padre, Giovanni, era sarto, mentre sua madre, si chiamava Maria Sisto. Sin dagli studi elementari Morea dimostrò di possedere una spiccata intelligenza, tanto che, dopo le elementari, i suoi genitori vollero che continuasse a studiare e data la loro modesta condizione economica, lo raccomandarono a padre Raffaele Bernardi. Questi, professore di greco e lettore di Lingue Classiche nel seminario del Convento dell'Osservanza di Botrugno, riuscì, per la sua influenza, a farvi accogliere gratuitamente il giovane. Qui Morea studiò fino alla terza ginnasiale; poi, sembra in seguito ad una punizione, decise di tornare ad Alberobello, interrompendo gli studi. Morea, comunque, non perse la volontà di studiare e la vocazione per il sacerdozio, così da attirare l'attenzione del sacerdote don Modesto Colucci, suo concittadino e insegnante nel seminario di Conversano. Fu proprio in virtù dell'interessamento di quest'ultimo che Morea, nel 1850, potè ottenere un posto semi-gratutito in quel seminario (l'atra metà della retta se l'accollo la zia Antonia Sisto). A Conversano Morea si distinse così tanto negli studi da richiamare l'attenzione del vescovo, Giuseppe Maria Mucedola, direttore dello stesso seminario, il quale volle, visti i suoi successi, che il giovane ricevesse un'istruzione più elevata di quella che potè ricevere a Conversano, e, pertanto, lo inviò, nel 1855, interamente a sue spese, presso l'Abbazia di Montecassino, affidandolo alle cure di padre Luigi Tosti. Qui Morea perfezionò la sua educazione e nel 1856, a Napoli, fu consacrato sacerdote da Monsignor Sarnelli. Si trasferì, quindi, presso l'Università Pontificia di Roma, per completare i suoi studi filosofici e teologici. Dopo il soggiorno romano, Morea fece ritorno al seminario di Conversano, dove gli fu conferita la cattedra di Teologia Dommatica. Infine, nel 1861 a soli 28 anni, gli fu affidata la direzione del Liceo-Ginnasio del Seminario. Egli diresse quest'istituto per quarant' anni, facedolo divenire uno dei più rinomati di Puglia. Morì improvvisamente il 17 luglio del 1902. Vastissima e poliedrica è la produzione di Morea. Di lui si ricordano diversi trattati (I Classici Antichi nelle tradizioni dell'Italia e della Chiesa; Le Colonie e la Chiesa; Iddio nella Scuola; Discorso sugli Studi), numerosi discorsi sacri, commemorativi o scritti per altre occasioni (in particolare quello pronunziato ad Alberobello l' 11 giugno 1861, nella chiesa dei Santi Medici, scritto in occasione della morte di Cavour: tale orazione, infatti, per le idee liberali che conteneva -di evidente derivazione rosminiana-, fece cadere per un certo tempo in disgrazia Morea presso il Vaticano), ma soprattutto il Chartularium Cupersanense, un'opera di grandissima importanza per la conoscenza della storia dell'alto Medioevo pugliese: esso, infatti, presenta il duplice merito dell'interpretazione paleografica e della trascrizione di numerose pergamene, che vanno dal periodo bizantino a quello normanno-svevo- e del loro commento storico, linguistico e giuridico.
Sede : Palazzo di Città, Piazza del Popolo 32 - Piano terra
Responsabile: Comm. Capo Martino Domenico
Tel.: 080 / 4325340
e-mail : This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.
GIORNI | ORE |
Lunedì | dalle ore 8,30 alle ore 13.00 |
Martedì |
dalle ore 8,30 alle ore 13.00 |
Mercoledì | dalle ore 8,30 alle ore 13.00 |
Govedì |
dalle ore 8,30 alle ore 13.00 dalle ore 15,30 alle ore 18.30 |
Venerdì | dalle ore 8,30 alle ore 13.00 |
Sede : Piazza del Popolo 32 - Piano terra
Tel. : 080 / 4036245
Fax : 080 / 4325706
e-mail : This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.
Orari
GIORNI | ORE |
Lunedì - Martedì - Mercoledì - Venerdì | dalle ore 8.30 alle ore 13.00 |
Giovedì | dalle ore 8.30 alle ore 13.00 e dalle 15.30 alle 18.30 |
Sede : Piazza del Popolo 32 - Piano terra
Tel. : 080 / 4036213
Tel. : 080 / 4036252
Tel. : 080 / 4036214
e-mail : This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.
Orari
GIORNI | ORE |
Lunedì - Martedì - Mercoledì - Venerdì (previo appuntamento) |
dalle ore 10.00 alle ore 12.30 |
Giovedì (previo appuntamento) |
dalle 16.00 alle 17.30 |
L'Associazione si propone come luogo di incontro e di aggregazione per concorrere al progreso sociale della collettività, valorizzando soprattuto il patrimonio materiale ed immateriale della nostra comunità e del nostro territorio.
Associazione culturale "GIANNI BIMBO" Alberobello (Bari) - Italia
This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it. - (+39) 389.124.11.67